mercoledì 22 luglio 2009

Una vera e propria società della sorveglianza....


Le esperienze e le analisi passate risultano inadeguate di fronte alle nuove realtà. E’ indispensabile cogliere la trama costitutiva dei rapporti che nascono tra le persone, tra i singoli e le organizzazioni, e chiedersi, prima di tutto, quale sia il soggetto che le tecnologie della comunicazione e dell’informazione fanno emergere. C i si avvede che, in un numero crescente di casi, si producono i cosiddetti “ transactional data”, cioè, informazioni generate dal fatto stesso che tra determinati soggetti si è prodotta una relazione contrattuale,che consente al venditore e al fornitore di acquisire una seria di informazioni sull’utente. Questi dati compaiono automaticamente tutte le volte che lo stesso soggetto si rimette in contatto con il gestore d’una rete. Gestore del sistema e sorveglianza dei suoi utilizzatori fanno tutt’uno. Lo sanno tutti i lavoratori che quando si adopera un terminale, c’è una certa sorveglianza anche se si ricorrono strategie, come la scelta dell’anonimato. Le informazioni raccolte possono essere rese anonime,riferendole non ad un soggetto determinato, ma al gruppo con il quale lavora. Nel mondo dei consumi e della logica di mercato la sorveglianza non ha come obiettivo quello di impedire o scoraggiare determinati comportamenti; L ‘obiettivo vero è quello della “ classificazione”: la società della sorveglianza si connota come società della classificazione. V i è una incessante produzione di profili individuali, familiari, di gruppo, costruiti utilizzando e incrociando le informazioni più varie; la società si scompone. Anche nella sfera politica, classificazione e segmentazione determinano una selezione dei soli interessi che non raggiungono una determinata massa critica,e c’è il sacrificio delle minoranze portatrici di quegli interessi. Nasce il problema delle minoranze.In una dimensione che si fa sempre più differenziata e complessa, la richiesta della privacy non si manifesta solo come diritto di impedire ad altri la raccolta di informazioni dell’interessato,ma può esprimersi come esigenza di assumere l’identità preferita, presentandosi con connotati diversi dai corrispondenti. Si è detto molte volte che la tecnologia mette ciascuno nella condizione di trovare un’identità virtuale, anche per mettersi al riparo dalle discriminazioni e costruendo liberamente la propria personalità. Al posto del real life troviamo la virtual life e se ieri si poteva dire che il mezzo era il messaggio, oggi invece l’identità è la macchina, il computer, la rete. L’io appare diviso sulla rete e ognuno può essere chiunque, appunto per questo vi è la crisi dell’identità. L’assunzione di molteplici identità non è possibile solo nella dimensione diacronica,in vari momenti della giornata ma, possono essere assunte anche sincronicamente, manifestarsi tutte nello stesso istante e in luoghi diversi della rete. Ciascuno può incontrare il “doppio.

2 commenti:

  1. Cavolo non ho capito niente. Allarga entrambe le colonne ho perso 2 diotrie leggendone solo metà.
    Non ho capito qual'è la tua posizione nei confronti di Facebook. Per me tutti quelli che lo usano non fanno altro che far arricchire l'idiota che lo ha inventato.
    Contenti voi ci sono modi migliori di impiegare il proprio tempo.

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  2. La mia posizione non è positiva ma non è neanche negativa... mi spiego: sicuramente con facebook, ritrovi vecchi amici,e io l'ho usato solo per questo. Non è che passo il mio tempo su facebook, però non si può negare la morbosità che ha provocato percui mi sono adeguata...per quanto riguarda la mia posizione negativa: io critico il fatto che si ha una predominanza del linguaggio scritto e codificato ed è talmente evidente dal fatto che parecchi sono talmente abituati a ciò, che non sanno mettere insieme 2 parole in italiano...e poi critico il fatto che , arrivano richieste di amicizia, poi incontri queste persone e non ti dicono nemmeno ciao....è una pura ipocrisia da questo punto di vista...però è il fenomeno mediatico rilevante attualmente...

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